Mi chiamo Riccardo Ciullini e, a 54 anni, ho sentito la necessità di scrivere un libro, “Il salto del Marlin – le avventure di un bagnino ribelle”, edito da Portoseguro.


Questo per far conoscere la situazione di precariato di tanti bagnini e lavoratori nel mondo dello sport.
Lavoratori che magari si riconoscono nella mia storia: in 30 anni di lavoro non ho quasi nessun contributo pagato  per pensare ad una pensione futura.


Questo ricordando, fra le altre cose, l’importanza primaria dei bagnini per la vita delle persone e di conseguenza le responsabilità penali.


La rabbia e la frustrazione per un lavoro non così di rado sottostimato l’ho voluta incanalare non solo nelle battaglie di diritto vinte (anche se con danno irrimediabile) ma anche nella creatività e nella fantasia.


Nel 2002, mentre ero di servizio come bagnino, assistendo ad un allenamento di pallanuoto in piscina, pensai intuitivamente che se era possibile tirare la palla in una porta galleggiante sarebbe stato possibile tirare la palla anche in un canestro galleggiante. Così progettai e feci costruire dei canestri galleggianti, e successivamente scrissi il primo regolamento del gioco che avrei chiamato waterbasket.


Nel 2003 nacque la prima associazione sportiva, la Waterbasket Firenze. Eravamo la squadra più numerosa della piscina con ragazzi, ragazze, famiglie intere con genitori e ragazzi disabili. Eravamo veramente un esempio di integrazione: ci si allenava e si giocava tutti insieme.


Grazie all’impegno della Waterbasket Firenze il waterbasket venne riconosciuto dal Coni, la federazione italiana pallacanestro, il Comitato italiano Paralimpico.


Vedere l’idea realizzata e riconosciuta dalle più alte cariche fu una soddisfazione immensa, ma il sogno di trasformarla in un vero e proprio lavoro non si avverò, non essendoci mai stato un piano economico e neppure un’organizzazione per supportare questo nuovo sport.


Dopo 18 anni passati senza idee o stimoli particolari, il ritrovamento casuale di un vecchio Dvd: “Il vecchio e il mare” di Ernest Hemingway. Quel Dvd mi riportò indietro a tantissimi anni prima, fu proprio come un vero tuffo nel cuore!


Ricordai mio padre che da bambino mi raccontava storie di navigatori, marinai e pescatori. Mi piacevano tanto i film visti con lui: “20000 leghe sotto i mari”, “Moby dick”, “Capitani coraggiosi”…ma la storia che ho sempre amato  maggiormente era sempre quella del “Il vecchio e il mare”, forse perché ho sempre immaginato mio padre alle prese con l’enorme Marlin.


Da queste forti emozioni scaturì la voglia di riprovare a reinventarmi ancora, ma questa volta riconoscendomi in un simbolo che mi potesse rappresentare e raccontare la mia non facile storia.


Questo simbolo lo identificai nel Marlin, il Marlin maestoso che salta più alto di ogni pesce, che non si arrende mai. Era proprio come volevo essere io nelle difficoltà.

Così nasce Prince of the sea, il mio marchio di abbigliamento.

All’inizio trovai diversi muri dati dalla perplessità verso un bagnino che vuole fare capi di abbigliamento. Fortunatamente arrivò poi l’incontro con Alessandro, un cliente della piscina sempre molto elegante, capace di mettere sempre tutti di buon umore!


Questo mi dette una ventata di ottimismo, quello di cui avevo maggiormente bisogno.


Così unimmo le energie fra due caratteri diversissimi: io più con il freno tirato, Alessandro con Gas a manetta!
Di simile con Alessandro condividevo solo le poche possibilità economiche dato che Alessandro viveva con una piccola pensione e la fortissima voglia di raggiungere lo stesso obiettivo.


Un sogno meraviglioso, fatto anche di situazioni divertenti ma che purtroppo sembrava destinato a morire prima di nascere. A Whuan i primi casi di Covid, dopo poco in Lombardia, poi in tutta Italia e infine anche nella mia città, Firenze, con mesi e mesi a casa. La piscina chiusa e uno stipendio ridotto all’osso.


Con Alessandro ci eravamo promessi di non mollare questo sogno e così fu. Finalmente arrivò l’estate, le piscine riaprirono e i colleghi bagnini, istruttori di nuoto, allenatori di pallanuoto e gli atleti si prestarono con grande amicizia a indossare i miei capi come dei veri modelli, uniti tutti in una forte comunità che condivideva il mio sogno di speranza che era poi quello di tutti di ripartire.

La storia di oggi è di Riccardo Ciullini.

Per scoprire il suo progetto: